Onorevoli Colleghi! - La problematica degli studi del settore è diventata, negli ultimi tempi, di grande attualità a causa delle rilevanti modifiche normative apportate alla legislazione vigente in materia. Tale istituto ha cambiato fisionomia: da strumento di accertamento fiscale è diventato una misura pensata al solo scopo di «fare cassa». Infatti, per effetto delle modifiche introdotte, gli studi di settore sono diventati una vera e propria «minimum tax». E ormai avviene che il semplice scostamento dalle risultanze degli studi legittimi l'accertamento fiscale e che sia pressoché impossibile, per imprenditori e lavoratori autonomi, dimostrarne la non applicabilità. Se ciò non bastasse, mediante l'introduzione degli indici di normalità economica (un'ulteriore novità introdotta dalla legge n. 296 del 2006, legge finanziaria 2007), è aumentata notevolmente la soglia dei ricavi congrui, vale a dire dei ricavi da dichiarare per essere in regola con gli studi di settore.
Le soluzioni al problema previste dalla legge n. 127 del 2007, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 81 del
1) l'eliminazione degli indici di normalità economica;
2) chiarendo che gli stessi studi di settore configurano una «presunzione semplice» contestabile da parte del contribuente e che richiede, per essere applicata ai soggetti accertati, di ulteriori prove.
In conclusione, va eliminata l'impostazione persecutoria e inappellabile di uno strumento quali gli studi di settore, che possono e devono rappresentare agili e legittimi strumenti di politica fiscale.